Non solo banche. Perchè le PMI cercano nuove soluzioni finanziarie

Il sistema “banca-centrico” ha conseguito negli anni, come effetti collaterali, PMI sottocapitalizzate, bassa cultura finanziaria dell’imprenditore e un numero ridotto di strumenti per ampliare il proprio business.

Eventi straordinari come il conflitto armato in Ucraina e il periodo pandemico rendono difficile avere un quadro definito del loro impatto sull’economia mondiale, o meglio, quella italiana.
Ma, se analizziamo nel dettaglio i fenomeni che si sono affermati, specie negli ultimi due anni, possiamo evidenziare un aumento delle forme di finanziamento, anche digitali, alternative al canale
bancario. Le banche, va precisato, erano le principali fonti di finanziamento di capitali delle piccole e medie imprese italiane. Dal 2012 al 2021 si è assistito ad una crescita del peso della componente obbligazionaria (tra cui i minibond) e altri prestiti non bancari rivolti alle PMI italiane, in particolare a start up in rapida crescita.
In dieci anni i prestiti bancari si sono ridotti di decine di miliardi di euro, mentre i prestiti da altre altre società finanziarie è aumentata. Solo i Minibond rappresentano 2,2 miliardi di euro.
A questo è dovuto il boom dei servizi fintech che proprio dall’anno della pandemia è andato crescendo. Ai servizi fintech si sono avvicinate anche le forme di finanziamento di Venture Debt, che garantiscono alle aziende in crescita la flessibilità necessaria in momenti di sviluppo. La possibilità di potersi rivolgere ad interlocutori differenti dalle banche, pone le basi per una crescita delle PMI più agile e accelerata e asseconda un sempre crescente bisogno di queste imprese di un modo di fare debito più vicino alle loro esigenze. L’incremento di risorse a disposizione, sebbene rappresenti un vantaggio per l’imprenditore, d’altra parte richiede loro nuove competenze: di saper dialogare con interlocutori finanziari differenti e saper scegliere la migliore strategia tra le varie.