Il panorama dei buyback azionari, sebbene da tempo sotto i riflettori per le cifre miliardarie coinvolte, non è esclusivo di Wall Street. Questa pratica, che si affianca o addirittura sostituisce la remunerazione degli azionisti attraverso dividendi, è sempre più diffusa anche in Europa.
Se negli Stati Uniti, solo nel mese di gennaio, sono stati annunciati programmi per un valore complessivo di 132 miliardi di dollari, portando il totale annuale a superare quota mille miliardi, anche in Europa il fenomeno è in costante crescita. Un esempio recente è quello di Santander, che ha annunciato un buyback da 1,5 miliardi di euro il 19 febbraio, unendosi ad altre grandi istituzioni finanziarie come Unicredit, Intesa Sanpaolo, Société Générale e Deutsche Bank che hanno recentemente intrapreso operazioni simili.
Tuttavia, se da un lato i buyback sono considerati un modo per restituire liquidità agli azionisti e possono offrire vantaggi fiscali grazie alle tasse inferiori sulle plusvalenze rispetto al reddito, dall’altro sono spesso criticati per il potenziale abuso da parte del management. Alcuni sostengono che possano essere utilizzati per manipolare il prezzo delle azioni e per incentivare compensi più alti per i dirigenti.
Nonostante le divergenti opinioni, i buyback stanno guadagnando terreno anche al di fuori degli Stati Uniti. Nel Regno Unito, ad esempio, nel 2023 molte grandi aziende hanno avviato programmi di buyback, avvicinandosi ai livelli degli Stati Uniti. Anche in Giappone, in Francia e in Germania, le grandi aziende stanno aumentando le attività di buyback.
Tuttavia, mentre i big dominano queste operazioni, le aziende più piccole sono meno propense a intraprendere attività di riacquisto e preferiscono emettere nuove azioni, poiché spesso hanno bisogno di capitale aggiuntivo per sostenere la crescita. Questo fenomeno contribuisce alla riduzione complessiva del numero di azioni disponibili sul mercato.
Inoltre, le fusioni e le acquisizioni stanno contribuendo a ridurre ulteriormente il numero di azioni disponibili, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti, dove la tendenza è particolarmente accentuata. Questo potrebbe avere l’effetto di sostenere i prezzi delle azioni nel lungo termine.
In definitiva, la popolarità dei buyback al di fuori degli Stati Uniti è in aumento, nonostante il contesto di tassi di interesse più elevati e di crescita economica modesta. Gli investitori dovranno monitorare attentamente questa tendenza, considerando l’uso efficiente della liquidità disponibile e valutando se i buyback siano una scelta più vantaggiosa rispetto ai dividendi, soprattutto in un contesto di incertezza economica.