Moda Italiana e Finanza: analisi tra Quotazioni in Borsa e eccellenza produttiva

Il settore della moda italiana sembra distanziarsi dall’ambito della Borsa, un aspetto che merita un’analisi attenta alla luce delle recenti rivelazioni emerse da uno studio condotto da Mediobanca. Dai 175 rinomati marchi italiani, solamente 12 sono quelli quotati, rappresentando un modesto 18,4% del giro d’affari aggregato, corrispondente a 15,8 miliardi di euro.

Le imprese quotate si distinguono per un fatturato medio di 1,3 miliardi, quasi il doppio rispetto alle controparti non quotate, che registrano un valore di 0,7 miliardi. La loro redditività risulta superiore, con un margine EBIT del 14,6% contro il 10,4% delle aziende non quotate. Inoltre, queste imprese quotate evidenziano un export internazionale più consistente, rappresentando il 75% rispetto al 62% delle aziende al di fuori del mercato azionario.

Al termine del 2023, le società quotate presentano una capitalizzazione di 42,1 miliardi, in crescita del 5,3% rispetto al 2022, equivalente al 3,8% del valore dell’Euronext Milan.

Sempre secondo l’analisi di Mediobanca, al 31 dicembre 2023, le prime tre posizioni della Borsa sono occupate da Moncler (15,3 miliardi), Prada (13,2 miliardi) e Brunello Cucinelli (6 miliardi). Ermenegildo Zegna si colloca al quarto posto con una capitalizzazione di 2,6 miliardi, seguita da Salvatore Ferragamo (2,1 miliardi).

Nonostante la tendenza delle aziende italiane a evitare la quotazione in Borsa, l’Italia mantiene un ruolo di rilevanza nella filiera della moda. Infatti, il Paese si conferma come il principale produttore di alta moda a livello mondiale, e il 29% dei fornitori dei gruppi europei del settore ha sede in Italia, percentuale che aumenta al 66% per le aziende di lusso.

Nel contesto internazionale, le principali aziende della moda hanno registrato una crescita del 7% nel 2023, con i gruppi di lusso che hanno segnato un picco del +9%. Tuttavia, le prospettive per il 2024 prevedono una crescita più modesta, attestandosi intorno al +4%, supportata da un aumento dei prezzi per il consumatore finale e da una maggiore affluenza turistica.

Il rapporto di Mediobanca evidenzia anche differenze significative nelle dinamiche di forza lavoro tra le aziende statunitensi e tedesche, caratterizzate da una maggiore giovinezza e flessibilità, e quelle francesi, dove si osserva una presenza più significativa di donne ai vertici.