Ocse conferma stime economiche per l’Italia: crescita modesta ma sostenuta nel Biennio 2023-2024

L’Ocse mantiene invariate le stime di novembre riguardo alla crescita economica in Italia. Si prevede un aumento del PIL dello 0,7% sia per l’anno corrente che per il 2024, con un’accelerazione stimata al 1,2% nel 2025. Queste previsioni, presenti in un aggiornamento intermedio, coincidono con quelle divulgate nell’Economic Outlook dell’29 novembre, precedentemente confermate nel rapporto sull’economia italiana pubblicato il 22 gennaio dall’Organizzazione per la cooperazione allo sviluppo economico.

Le nuove stime indicano una lieve riduzione, pari a 0,1 punti percentuali, rispetto alle previsioni precedentemente riviste al ribasso per gli anni 2023 e 2024 il 19 settembre scorso.

Nella stessa relazione, l’Ocse ha rivisto al ribasso le proiezioni di crescita per l’intera area euro. Si prevede uno 0,6% per il PIL nel corrente anno (0,3 punti percentuali in meno rispetto a novembre) e 1,3% per il prossimo (0,2 punti percentuali in meno). Per la Germania, principale economia europea e quarta nel mondo, si prevede un leggero rimbalzo dello 0,3% quest’anno, seguito da un +1,1% nel 2025. La Francia dovrebbe registrare un +0,6% quest’anno e 1,2% nel prossimo, mentre la Spagna, terza economia europea, si aspetta un +1,5% quest’anno e un +2% il prossimo.

L’Ocse anticipa il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2% nella maggior parte delle economie del G20 entro la fine del 2025. Per l’inflazione principale a livello di G20, si stima un 6,6% nel 2024 (rispetto al 6,3% del 2023) e un 3,8% nel 2025. L’inflazione core dovrebbe raggiungere il +2,5% nel 2024 (rispetto al +4,2% del 2023) e +2,1% nel 2025. Per l’inflazione headline dell’Eurozona, si prevede un calo dal 5,4% del 2023 al 2,6% nel 2024 e al 2,2% nel 2025, con l’avvertenza che le pressioni sui prezzi potrebbero non essere completamente contenute a causa delle tensioni geopolitiche, rappresentando un rischio significativo per l’economia e l’inflazione a breve termine, specialmente in relazione a eventuali turbamenti nei mercati energetici dovuti a conflitti in Medio Oriente.